Le “clamorose rivelazioni” di Cutolo per Repubblica e la mia posizione

9 years ago by in Articoli, Attività Parlamentare Tagged: , , , ,

Nei giorni scorsi in ben due edizioni, quella di martedì e mercoledì, il quotidiano Repubblica dedica ampio spazio a quelle che vengono definite rivelazioni di Raffaele Cutolo sul Caso Moro.

Rilevando che  negli articoli a firma Paolo Berizzi vi sia qualcosa che non va, faccio un comunicato che per correttezza invio anche al direttore dell’autorevole quotidiano.

Ecco il testo di una delle agenzie che ha ripreso il mio comunicato:

18 nov. (AdnKronos) – “Lieto che la stampa ed in particolare il quotidiano ‘Repubblica’ si occupi dei lavori della Commissione Moro, molto meno che lo si faccia in modo superficiale ed inesatto. Mi riferisco in particolare agli articoli apparsi relativi alle presunte rivelazioni di Raffaele Cutolo. Non c’è nulla di clamoroso nelle parole del camorrista dal momento che lo stesso parla, o meglio straparla, del caso Moro da un quarto di secolo”. Così il deputato Pd Fabio Lavagno, componente della Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.

“Più volte abbiamo ascoltato dallo stesso versioni contraddittorie per quanto riguarda le responsabilità, i referenti, i nomi e le date, sino ai rilievi a lui posti durante il processo Pecorelli nel 1998 – aggiunge l’esponente dem – . Già negli anni ’90 inoltre vengono citati Casillo e Selis, che nel frattempo erano morti. Le parole di Cutolo sul caso Moro sono da decenni agli atti giudiziari e parlamentari e non è casuale che non abbiano mai portato a nulla”.

Secondo Lavagno, inoltre “i virgolettati riportati negli articoli apparsi in questi giorni non corrispondo a quanto presente negli atti della Commissione. E’ bene evitare certi toni sensazionalistici anche alla luce di altre inesattezze riportate. Non si tratta infatti dell’unico documento secretato, come riportato. Allo stato dell’arte l’archivio della Commissione d’inchiesta conta 875 unità documentali di cui 153 segreti e 339 riservati”.

“Anziché ricercare affidabilità o rivelazioni da parte di un detenuto condannato a quattro ergastoli e sotto regime di 41bis – conclude Lavagno – sarebbe preferibile che tutti ci adoperassimo a fare piena luce sulle tante ombre che ancora occupano la scena sull’ affaire Moro, anziché alimentarle. Solo una metodologia rigorosa ci porterà alla verità su quegli eventi, condizione imprescindibile per chiudere dal punto di vista storico e politico un tragico periodo della vita del nostro Paese”.

(Pol-Sai/AdnKronos
18-NOV-15 13:39 .
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Repubblica non deve aver preso troppo bene questo mio invito alla prudenza e lo stesso Paolo Berizzi, autore degli articoli, mi fa pervenire la sua risposta:

Gentile On. Fabio Lavagno,

rispondo volentieri alla lettera che ha scritto al Direttore, lettera nella quale ci accusa di superficialità, inesattezza e sensazionalismo a proposito del servizio sulla collaborazione e le “presunte rivelazioni”, come le chiama lei, di Raffaele Cutolo.

La sua riflessione è curiosa. Per diversi motivi. Primo: non so se Cutolo – come lei sostiene – parli e straparli da un quarto di secolo (preferisco lasciare questa affermazione alla sua competenza e autorevolezza). So che negli atti della Commissione di cui lei fa parte – costituita a maggio 2014 – le dichiarazioni di Cutolo entrano per la prima volta (e sono le uniche secretate nell’elenco dei documenti annunciati all’ufficio di presidenza al 30-09-2015; abbiamo pubblicato il documento originale, come forse avrà visto). Secondo: sulle stesse dichiarazioni, come ha fatto sapere ieri la Commissione – lo hanno riportato le agenzie e anche Repubblica nel pezzo di oggi – «la Commissione sta cercando riscontri». E «le dichiarazioni – in quanto di interesse per indagini in corso – sono state secretate». Parole della Commissione. Ma forse l’opinione e l’orientamento di Lavagno sono disallineate rispetto a quelle della Commissione di cui si pregia di far parte. Se le dichiarazioni di Cutolo siano attendibili e se porteranno a qualcosa o a niente lo vedremo, anzi, lo giudicherà la stessa Commissione. È difficile, comunque, non definirle rivelazioni (altrimenti la Commissione non cercherebbe riscontri e non le avrebbe secretate).

Terzo. I contenuti dell’interrogatorio. Forse abbiamo fonti diverse (alcune delle mie sono interne alla Commissione). O forse, concentrato com’è nel classificare le parole di Cutolo come parole in libertà ancora prima che la Commissione «trovi riscontri», si è perso qualche passaggio. Si è perso anche altro: gli ergastoli a cui Cutolo è stato condannato non sono 4, come lei ci spiega, ma 13 (che sono più del triplo di 4).

Stimolante, infine, la lezione giornalistico-metodologica che ci impartisce nella sua lettera. Gli deve essere sfuggito un particolare (ma ognuno fa il suo mestiere). Che se un ex capo camorrista pluriergastolano mai pentito e in carcere da mezzo secolo decide di collaborare con la commissione di inchiesta sul rapimento e la morte di Moro – e dunque con lo Stato -, per un giornale è una notizia. A prescindere dall’attendibilità delle dichiarazioni di Cutolo (che saranno giudicate da chi è deputato a farlo). Lasciamo che le commissioni parlamentari indaghino (e possibilmente portino a galla delle verità storiche, come ci auguriamo tutti) e che i giornali diano le notizie.

Paolo Berizzi

 

Dispiaciuto che l’episodio potesse lasciare strascichi ed incomprensioni, ho provveduto a mia volta a rispondere a Berizzi:

Gentile Sig. Berizzi,

la ringrazio per la risposta che ha voluto dare alla mia lettera rivolta al Direttore. Mi rammarico, tuttavia, che la stessa sia stata interpretata come un’accusa. Abbiamo forse percezioni diverse rispetto al grado di reazione a quello che consideriamo un attacco. Può essere che anni in cui non sono risparmiati attacchi, giustificati o meno, alla politica hanno reso quest’ultima più indulgente rispetto a semplici inviti, quale il mio voleva essere senza per forza tacciarli di essere invereconde accuse che ne minano la deontologia professionale.

Ho esperito una rapida ricerca sul web relativamente alla sua attività giornalistica, scoprendo una sorprendente poliedricità di temi trattati legati all’attualità, alla politica alla cronaca e financo a settori specializzati come il mondo della droga o dell’agroalimentare. Mi sono imbattuto anche in spiacevoli episodi di smentite rispetto a sue “rivelazioni” alcune giunte sino alla minaccia di querele nei suoi confronti. Spero vivamente che queste incresciose situazioni non si siano concretizzate e qualora fosse che lei possa dimostrare o aver dimostrato le sue indubbie qualità professionali.

Dopo questa doverosa premessa di chiarimento e stima mi lasci addentrare in alcuni passaggi della sua piacevole lettera.

Sono certo che lei, conoscitore attento dei fatti, è a conoscenza che Raffaele Cutolo è intervenuto a più riprese con dichiarazioni sul caso Moro fin dagli anni ’90. Diciamo che, seppur con un certo ritardo temporale rispetto sia al suo arresto che al 1978, non siamo di fronte ad una novità. Sono altresì sicuro che lei è a conoscenza che tali dichiarazioni acquisite sia in sede giudiziaria che parlamentare (Commissione stragi) non hanno sortito alcun effetto. In ogni caso le faccio presente che non è inusuale che la Commissione richieda nuove escussione di soggetti già ampiamente auditi dalle precedenti commissioni.

La ringrazio per la precisazione sul numero di ergastoli sulle spalle di Cutolo, macabro bilancio che non mi appassiona e mi raccapriccia e non avendo avuto modo di controllare mi fido della sua conoscenza della biografia giudiziaria del camorrista in questione. E’ evidente come lei abbia innate capacità matematiche, certamente superiori alle mie, spiegandomi che il 4 (ergastoli erroneamente riportato) ci stia 3 volte nel 13 (ergastoli della sua correzione), ma dal canto mio le garantisco che l’uno (dei documenti segreti da lei citati) ci sta 153 volte nel numero delle unità documentali secretate presenti nell’archivio della Commissione. Sono certo concorderà che, per l’onestà intellettuale di cui sono certo lei è portatore, tra 1 e 153 vi sia un ordine di grandezza piuttosto differente.

Come certamente saprà, praticamente ad ogni Ufficio di Presidenza vengono annunciati nuovi versamenti documentali e forse nella seduta a cui fa riferimento quello dell’interrogatorio a Cutolo era l’unico secretato; ma questo non significa che sia l’unico di quel rango.

Quanto al contenuto non potendo dire nulla lascio alle sue fonti, che come tali rispetto anche nel loro anonimato, il compito ingrato (ed illegale) di eventuali anteprime.

Non per elogio alla pigrizia, ma per economicità dei suoi lavori le consiglio di non applicare una logica sillogistica che incastri dichiarazioni, secrezione, ricerca di riscontri e che dia come risultato quello di pervenire a rivelazioni. Applicando una tale logica, le garantisco, non le basterebbe un’intera vita professionale per scrivere di queste che diventano, me lo conceda, (presunte) rivelazioni.

Tralascio l’ultimo capoverso relativo alla “lezione giornalistico-metodologica”. Lungi da me voler impartire lezioni. Le segnalo, tuttavia, solo un grossolano errore grammaticale della frase “Gli deve essere sfuggito un particolare”, con tutta probabilità dovuto alla stanchezza ed alla passione con la quale ha voluto prontamente rispondere.

Cordialità
On. Fabio Lavagno

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