Premessa
- Anche questa settimana i lavori della Camera si sono concentrati esclusivamente sulla riforma costituzionale di cui sono stati approvati i primi 10 articoli. Ma di nuovo ha tenuto banco da un lato il clima di “vigilia” dell’elezione del capo dello Stato, dall’altro l’aspra polemica nelle forze politiche sui contenuti della legge elettorale in discussione al Senato. In particolare tale polemica nel Pd si è tradotta nell’espressione di un voto in dissenso dal gruppo da parte di 28 senatori sulle modalità di elezione dei futuri deputati: preferenze, liste bloccate, mix tra i due sistemi. Indipendentemente dal perimetro dell’accordo con Forza Italia sulle riforme, la mia opinione sulla modalità da preferire è legata all’esperienza di questi anni: le preferenze per l’elezione del Parlamento, che si ricorderà sono state bocciate da un referendum, non aiutano il rinnovamento generazionale, nè il rinnovamento di genere. La soluzione finale definita al Senato, capilista indicati sulla scheda elettorale con l’applicazione della norma antidiscriminatoria e per il Pd scelti attraverso primarie con regole rinnovate, e preferenze per le indicazioni ulteriori, sono un buon punto di equilibro tra opinioni diverse. Naturalmente rimane aperta la definizione di regole nel Pd che tengano insieme la libertà di dissenso con l’appartenenza al medesimo partito.
- Nella discussione sulla riforma costituzionale all’art 2 in aula si è riproposta una discussione trasversale sulla congruità con l’assetto del nuovo Senato della presenza di 5 senatori indicati dal Presidente della Repubblica tra i cittadini con particolari meriti: la loro presenza mantiene fermo il dettato costituzionale attuale che intendeva definire un numero di senatori sottratti all’elezione e di diretta emanazione del Presidente.
- Nel corso della settimana la Corte Costituzionale si è pronunciata sull’inammisibilità del referendum presentato dalla Lega per l’abrogazione della legge Fornero. A questo proposito due sono le riflessioni: -Le motivazioni della bocciatura saranno rese note in seguito ma la legge impedisce referendum abrogativi su materie tributarie e di bilancio e inequivocabilmente nel 1994 la Corte Costituzionale aveva definitivamente chiarito l’inammisibilità di referendum sulla materia previdenziale. La Lega ha quindi furbescamente promosso un referendum che era prevedibilmente inammissibile, senza dire la verità. – La modifica della legge Fornero è necessaria e la risposta a questa esigenza la deve dare la politica: alcune cambiamenti ci sono già stati, dal sanare in parte la paradossale situazione degli esodati alla cancellazione delle penalizzazioni previste dalle legge di stabilità. Ma restano importanti nodi aperti: si deve ripensare il senso economico e sociale nelle parti del provvedimento che immaginano la stessa età di uscita dal lavoro per una commessa o per un professore universitario, cioè per lavori diversi con fatiche diverse, per una donna che carica sulle due spalle maternità e lavori di cura e per un uomo che non lo fa. Rendere flessibile l’uscita dal lavoro è una scelta di equità e anche utile per consentire ai più giovani di entrare nel mondo del lavoro.