Una riforma organica del mercato del lavoro che superi le divisioni tra garantiti e non garantiti riconoscendo pari diritti, quando si lavora e quando si perde il lavoro, è un obiettivo più che giusto, e vanamente inseguito dalla sinistra in questi anni in cui la legislazione è andata in senso contrario.
Per raggiungerle questo obiettivo bisogna che il contratto a tutele crescenti sia la forma prevalente di assunzione, superando le 46 attuali. In questo grado di riforma è del tutto coerente che, di fronte ad un licenziamento dichiarato ingiusto dal giudice, rimanga il diritto individuale a tornare nel posto di lavoro. Il reintegro è il segno che di fronte a una ingiustizia c’è una risposta all’altezza e, dunque, ha la funzione di deterrente, proprio come avviene in Germania
Sulla riforma del lavoro è giusto che i partiti discutano e decidano, ma al governo converrà ascoltare le opinioni delle organizzazioni sindacali, non per obbligo ma per scelta.