La Camera dei deputati ha finalmente approvato il disegno di legge che equipara il cognome materno a quello paterno. Viene meno l’assegnazione obbligata del cognome paterno ai figli. Si tratterà di una libera scelta dei genitori. Al figlio potrà essere assegnato l’uno o l’altro cognome o entrambi. Il maggiorenne potrà optare per l’uno o l’altro con una dichiarazione davanti allo stato civile. Uguale disciplina per le famiglie di fatto.
I toni apocalittici di alcuni interventi da parte del Centrodestra, mi hanno riportato alla mente gli interventi che accompagnarono l’approvazione dell’istituto del divorzio. Tuttavia, allora come oggi, non verrà nessuna demolizione all’Istituto familiare, nessuna deriva anarchica, come sostenuto da taluni deputati, nessun danno alla civiltà e alle nostre tradizioni.
Semplicemente è stata approvata una norma di civiltà, che ci chiedeva anche l’Europa: certamente una rivoluzione per il nostro ordinamento e per i nostri costumi, ma si badi, ancora un timido passo in avanti per la conquista di quella vera parità fra uomo e donna che, fra l’altro, ci permetta di archiviare come un incubo del passato la serie terribile di femminicidi che stanno segnando il nostro tempo.
239 si. 92 no. 69 astenuti. Contrari: Per l’Italia, Lega, Nuovo Centro destra e Fratelli d’Italia. Astenuto il Movimento 5 Stelle. Libertà di voto per i deputati di Scelta Civica e Forza Italia. A favore: il Partito Democratico, noi di LeD, Sinistra Ecologia Libertà e i Socialisti.
Fino all’ultimo il voto è stato incerto, per l’accorta richiesta di voto segreto da parte dei contrari. Poi, quando sul tabellone è apparso il risultato finale, siamo esplosi in un applauso liberatore.
Ora la Legge passa all’aula del Senato, dove già attende l’approvazione definitiva un’altra legge fortemente innovativa: la riforma del divorzio.
Luigi Lacquaniti
Fabio Lavagno