La storia del nucleare italiano è una storia fatta di ritardi, lacune, omissioni. Tutto ciò è particolarmente sentito in Piemonte, dove sorgono siti nucleari in tre comuni, Bosco Marengo, Trino vercellese e Saluggia, che ospitano gran parte dei rifiuti nucleari italiani e della relativa radioattività.
La legge avrebbe dovuto prevedere l’individuazione del sito unico di stoccaggio nazionale nel 2008, invece ora, forse, a fine anno ne saranno resi noti i criteri di individuazione, con la relativa lista di siti idonei. Nel frattempo il sito di Saluggia, in particolare, è la pattumiera di se stessa.
In questi anni si è svolta un’intensa attività di riprocessamento delle scorie, con rifiuti mandati in vari Paesi, tra cui la Francia, per questo scopo. Più volte siamo intervenuti su questo tema perché i trasporti avvenivano senza alcuna informazione alle popolazioni interessate, contravvenendo così ad una apposita legge regionale. La novità in questi giorni proviene proprio dalla Francia, che si rifiuterebbe di proseguire con tali attività non confidando sui tempi italiani di individuazione e realizzazione del sito unico nazionale.
Occorre che il Governo agisca prontamente richiamando SOGIN, società che gestisce lo smantellamento dei siti nucleari, ai propri compiti di individuazione dei criteri per il sito unico di stoccaggio e chiarisca quali conseguenze avrà la decisone francese di non procedere con il riprocessamento delle scorie italiane.
E’ con queste preoccupazioni che abbiamo rivolto al Ministro dell’Ambiente un’interrogazione, in modo che urgentemente possano essere prodotte risposte a garanzia della sicurezza dell’ambiente e della salute.