Positiva ovviamente è l’introduzione anche della fiscalità ambientale di cui rileviamo assolutamente il carattere innovativo. E soprattutto richiamiamo il Governo nel proseguo dei lavori, quindi nell’attuazione della delega fiscale, a fare quello che inevitabilmente deve fare ed è costretto a fare: a dare attuazione a questo principio, ai principi innovativi, ovviamente coordinandoli con le direttive comunitarie.
Non lo abbiamo trovato improvvido, lo abbiamo trovato un buon punto di introduzione di un carattere innovativo, rispetto a una normativa, che invece recepisce sempre in ritardo le novità. Oltre a questi aspetti, però, ci sono i grandi nodi, con riferimento ai quali si dà totalmente carta bianca al Governo. E pensiamo che i richiami alla Costituzione, peraltro da noi richiesti e inseriti nel testo, siano insufficienti come garanzia rispetto alle tematiche a cui noi teniamo.
Ci chiediamo quando porterà di volta in volta i provvedimenti all’approvazione, cosa ci dirà il Governo sulla rendita da patrimonio, sulle rendite finanziarie ? Come opererà il Governo sulla lotta all’evasione e all’erosione fiscale ? Che impostazione avrà la curva delle aliquote ? La politica reale della fiscalità e dei tributi in Italia non la deciderà il Parlamento. Questo è chiaro, per quanto si richiami a un lavoro più stringente delle Commissioni. La deciderà il Governo.
Ed è su questo punto che noi siamo molto, molto critici. Sarebbe stato più utile, a nostro avviso, identificare almeno tre obiettivi: l’equità, la diminuzione del carico fiscale sul lavoro, sulle famiglie e sulle piccole e medie imprese in maniera chiara e, in generale, una diminuzione della pressione fiscale, che sappiamo essere tra le più alte in Europa e che in questo momento supera il 44 per cento.
Abbiamo perso, l’occasione, che noi proponevamo in una nostra apposita proposta di legge, per avere dei provvedimenti seri e incisivi sulla vita delle famiglie, perché in questo momento non solo deleghiamo i provvedimenti, deleghiamo il Governo anche ad uscire dall’interesse di questo provvedimento, dagli addetti di settore, dai tributaristi, dai lettori di quotidiani economici.
Non riusciamo a far in modo che si apra un dibattito vero nell’opinione pubblica. Avremmo potuto farlo, invece, attraverso l’aumento degli assegni dei nuclei familiari, l’incremento delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente, la revisione seria della curva dell’imposta IRPEF. E avremmo anche potuto mettere mano alle detrazioni a vantaggio della stabilizzazione del lavoro, a favore di giovani e disoccupati.
Infine, avremmo potuto fare un serio lavoro anche sulla tax expenditure, tema sul quale rispetto alla giungla delle detrazioni ci richiamano non solo studi approfonditi delle precedenti legislature, ma ci richiama lo stesso Fondo monetario internazionale, proprio perché è necessario che anche in questa tematica non si giochi sulle detrazioni come luogo dove andare a prendere coperture di volta in volta, ma anche in questo caso con una seria politica, una seria politica fiscale anche nei confronti dei vantaggi.
Invece vediamo che non c’è questa volontà, e molto spesso ricadiamo nella dichiarazione generale di voler andare verso una semplificazione normativa, anche per quanto riguarda il fisco e, invece, circa questa semplificazione, non usciamo da una generica dichiarazione di intenti. Quindi, la crescita non c’è in questo provvedimento, e molto spesso vediamo mancare anche l’equità.
Infatti, qualsiasi discorso in questo Paese che abbia al centro l’equità fiscale non può essere fatto, se non si accetta il punto di partenza che in questo Paese esista un’enorme evasione fiscale, che ha creato enormi ricchezze ed enormi patrimoni. Il segno della crisi è che queste ricchezze create attraverso le evasioni, vengano sempre pagate da chi non ha partecipato a questa fiera insulsa dell’accaparramento. Il senso della tassazione delle grandi ricchezze e dei grandi patrimoni, sta anche nel restituire giustizia, oltre che equità.
Io credo che questo provvedimento, non solo non ha l’ambizione di riformare l’intero sistema tributario, ma si limita ad intervenire per correggere alcuni aspetti critici. Non vorremmo che queste criticità diventassero strutturali nel nostro Paese quando, invece, si avrebbe l’opportunità di cambiarle. Il nostro voto, quindi, è molto positivo sul lavoro svolto nella Commissione, positivo sulla neutralità rispetto al provvedimento per come ne esce dalle Aule parlamentari e di assoluta non apertura ad una delega in bianco rispetto al Governo.