In Italia le cose avvengono, allo stesso tempo, con estrema lentezza e con estrema facilità: gli innamoramenti sono tanto facili quanto altrettanto rapidi sono i disamoramenti. Dopo il primo anno di applicazione, invece di farne una analisi approfondita, si preferisce gettare via acqua, bambino e tutto il resto, senza verificare, invece, alcuni aspetti positivi di questa tassa.
In primo luogo, c’è una generale progressività, dimostrata dalla grande e marcata differenziazione tra prima e seconda casa: una differenziazione marcata anche dalla libertà impositiva lasciata agli stessi comuni, che spesso hanno divaricato ulteriormente questo aspetto.
C’è poi l’aspetto di come il gettito, circa 24 miliardi dell’IMU totale, viene in qualche modo ripartito. Su questo aspetto noi vediamo una estrema progressività dell’IMU per come la conosciamo: infatti, il 10 per cento delle unità immobiliari di fasce più alte, di pregio e di lusso, contribuisce a sostenere quasi il 45 per cento del gettito complessivo. Badate bene: facciamo questa considerazione al netto del fatto che le rendite catastali non sono state uniformate e rese pari a quello che è effettivamente il mercato immobiliare.
Ma anche se facciamo un raffronto con le ricchezze personali, non solo immobiliari, assistiamo al fatto che il 10 per cento dei contribuenti tassati attraverso l’IMU permette di incassare, anche in questo caso, più del 50 per cento delle entrate totali.
Quindi, una riforma che non tiene conto di questi elementi, in qualche modo, è una riforma fatta frettolosamente, mentre dovrebbe essere pensata e studiata, perché su questi argomenti, come su quelli di cui diremo dopo, occorre un pensiero lungo, una visione generale, occorre che determinati provvedimenti vadano pienamente a regime.
Altro aspetto positivo è quello della redistribuzione generale. Assistiamo al fatto che a pagare questa tassa non sono i giovani, quanto gli anziani.Ma il problema grosso di questo Paese è invece come garantire capacità finanziaria a tutti i contribuenti. Dunque, pur vedendo positivamente questi elementi, non possiamo disconoscere la necessità di una riforma complessiva.
Quindi, a fianco alla necessità della riforma e di un nuovo sistema di valutazione delle rendite immobiliari, che siano più vicine a quelle di mercato, evitando quindi quelle sperequazioni insite nelle attuali rendite, dobbiamo ricordare e fare assolutamente accenno al fatto che, se l’imposta municipale è municipale, questa deve tornare effettivamente ad essere riferita ai comuni e ai territori, con servizi che vengano spesi sui territori.
Invece questo non è, perché il decreto sul federalismo, in realtà, è stato un decreto sul federalismo tradito, un federalismo mai decollato e sempre declinato in quest’Aula come un orizzonte al quale tendere, ma senza mai arrivarvi a pieno.
Guardate, noi abbiamo tenuto un atteggiamento di grande responsabilità su tutti i temi di questo decreto, anche nella presentazione di emendamenti in Commissione, e vogliamo ribadire questa grande responsabilità.
Il relatore questa mattina ci richiamava ad avere coraggio e responsabilità: non verremo meno rispetto a questi impegni. Però, visto che stiamo parlando di tematiche importanti, che guardano al futuro del Paese, come la fiscalità, come gli ammortizzatori sociali, come la precarietà, vorremmo che queste tre tematiche non venissero affrontate né sotto la spinta di speculazioni elettorali, né sotto la celerità forsennata dei tempi, perché tutti questi tre argomenti hanno bisogno di tempi lunghi e respiri.