D’altra parte, la Lituania è Paese con vocazione europea, con una vocazione europea sancita dall’entrata nell’Unione europea del 2004, perfezionata nel 2004, ed è una naturale piattaforma logistica nell’area del Baltico, non disinteressata da quelli che sono anche gli interscambi di natura economica tra il nostro Paese e quell’area.
L’interscambio economico ha una qual certa, per quanto limitata, rilevanza, e vede sempre un saldo positivo per il nostro Paese e vede questo trend in aumento negli ultimi anni, tanto da far diventare l’Italia, per quanto assolutamente lontana dal punto di vista geografico, il settimo Paese fornitore nei confronti della Repubblica lituana.
Occorre, però, riconoscere anche alcuni elementi che necessitano di uscire veramente dalla storia del Novecento per proiettarsi in una nuova storia di un nuovo secolo, che sia veramente il secolo dell’Europa e dei diritti. Ebbene, su questa tematica occorre ricordare agli esponenti del Governo che, nel perfezionare questo Trattato, la Lituania non gode di buona fama sotto il profilo della tutela dei diritti civili.
Non gode buona fama non solo a detta delle organizzazioni LGBT, ma anche di molte organizzazioni umanitarie come Amnesty International. Rispetto ai temi dell’omofobia, della discriminazione sessuale, le statistiche, tutte quante, danno la Lituania, se non come ultimo, tra gli ultimi Paesi in Europa.
Io credo che nel dare corso ad una storia che si chiude sia importante, anche nelle relazioni diplomatiche, non solo concentrarsi su quelle che sono le questioni diplomatiche, appunto, di natura geopolitica o economica, ma, soprattutto, saper dare un nuovo corso anche a politiche che abbiano come centro e come fulcro, le politiche dei diritti, perché solo così, convintamente europeisti come siamo e come vediamo disposta anche la Repubblica di Lituania, potremo effettivamente ambire ad avere un’Europa dei cittadini e dei diritti.