È un grido d’allarme quello che si leva dalla riunione promossa dall’ANCI piemontese sulle politiche sociali.
Più volte abbiamo denunciato come le politiche di rigore e di taglio lineare producessero effetti negativi ed incapaci di dare risposte positive alla crisi economica e alle sue ricadute sociali.
Gli Enti Locali, i Comuni in particolare, hanno esercitato sino ad ora un ruolo fondamentale di presidio del welfare.
Difficilmente questo potrà essere garantito sia in termini di qualità e di quantità di servizi offerti, se non verrà presto invertita la rotta, sia in termini di allocazione di risorse che in termini di revisione delle norme che regolano il patto di stabilità.
Monti, perseguendo la linea del rigore a senso unico, non ha giovato al bisogno di giustizia sociale presente da anni nel nostro Paese e di cui dovrà farsi carico il futuro Governo.
A questo quadro non giova l’atteggiamento della Regione, definita giustamente autoritaria e centralista che accentua la propria inefficienza nelle linee di impianto del Piano Socio Sanitario approvato lo scorso anno e che nelle sue applicazioni di queste settimane rischia di peggiorare notevolmente la situazione pesando fortemente sul sociale e senza nemmeno riuscire a perseguire obiettivi di risparmio.