Pur in un quadro estremamente confuso della rappresentanza parlamentare, l’esito delle scorse elezioni politiche aveva espresso chiaramente almeno due concetti inequivocabili: l’enorme bisogno di cambiamento e innovazione del nostro Paese e la totale bocciatura delle sterili e depressive ricette di austerità del Governo Monti.
Oggi al termine delle consultazioni del Presidente della Repubblica anche quei due semplici paletti sembrano saltare.
Certo, c’è voluta tutta la non volontà della politica nel suo complesso a dare risposte al Paese, ma anche l’intransigenza e la miopia di chi non vuole, pur essendone attore principale, essere parte responsabile della politica.
Eppure ci trovavamo in un momento cruciale della nostra storia repubblicana. Un momento in cui, finalmente il Parlamento poteva ritrovare la propria centralità.