Sembra quasi un gioco di quelli che si vedono la sera, prima del telegiornale. Ricchi premi e cotillon per chi mantiene in piedi una struttura, anche se il più disastrata possibile. Anzi, a volte pare proprio questa la sfida: dimostrare che un servizio carente può rendere lo stesso.
Stiamo parlando della situazione sanitaria dei poli alessandrini e astigiani che, dopo essere stati controllati fino all’ultimo laccio emostatico, sono poi stati rivoltati da capo a piedi per quel che riguarda l’organizzazione dei reparti.
Ora, dunque, se un bambino si sente male non potrà recarsi a Casale o a Novi o ad Acqui perché la pediatria se non ha chiuso i battenti, sta per farlo. Se una donna volesse partorire a Novi, non potrebbe farlo. Il punto nascite non supera i 500 parti: va eliminato!
Per non parlare del polo chirurgico, trasferito da Ovada, insieme a laboratorio analisi e pronto soccorso, o ancora della “riconversione” dell’ospedale di Valenza.
Il nuovo ospedale “Valle Belbo” è una posta di bilancio ma fatta di risorse “non ancora spendibili per carenza di liquidità”.