La Conferenza per il diritto allo studio, riunitasi il 27 ottobre presso il museo di Scienze naturali di Torino in seduta straordinaria allargata anche ai sindaci dei Comuni sedi di autonomia scolastica, ha ritenuto le disposizioni del Governo lesive delle prerogative e delle competenze delle Regioni e delle autonomie locali e ha quindi sottoscritto all’unanimità un documento formale contenete proposte di chiarimento e confronto da presentare nei prossimi giorni al Governo in sede di Conferenza Unificata e Conferenza Stato-Regioni.
Tra le richieste, la revisione del piano di dimensionamento scolastico, considerato inadeguato alle esigenze del territorio, la rideterminazione della rete scolastica e dell’organico prevedendo il diretto coinvolgimento delle Regioni e degli enti locali, il mantenimento dell’attuale tempo scuola nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, una più attenta valutazione del rapporto allievi-classi considerando la situazione reale di ciascun territorio.
Dai lavori è emerso che le disposizioni inserite nella legge finanziaria ed i contenuti del Piano programmatico adottato dal ministero dell’Istruzione rischiano di far crescere in modo esponenziale i costi del diritto allo studio a carico degli enti locali, rendendo insufficiente anche l’investimento sostenuto dalla Regione di oltre 100 milioni di euro previsti dalla recente legge 28.
“Abbiamo ribadito – ha commentato la presidente Mercedes Bresso – la nostra ferma opposizione nei confronti dei tagli alla scuola ordinati dal Governo. Noi siamo contrari al maestro unico, all’eliminazione del tempo pieno, alla penalizzazione delle autonomie scolastiche, alla conseguente chiusura di molte scuole, a tagli assurdi e ingiustificati perché non siamo disposti a far collassare il nostro sistema scolastico. Fino ad oggi la nostra è stata una delle Regioni più virtuose per efficienza e riduzione di eventuali sprechi nella scuola. Negli ultimi dieci anni, abbiamo proceduto, come stabilito dal decreto del ’98, con l’adeguamento del Piano scolastico regionale. Così faremo quest’anno, operando, entro il mese di novembre, le revisioni necessarie. Non smetteremo di essere una Regione virtuosa. Questa è la nostra resistenza attiva per difendere la qualità della scuola sul nostro territorio. Secondo l’accordo stabilito fra Stato e Regioni sul federalismo, la competenza dell’istruzione passerà alle Regioni dal prossimo anno scolastico. Lo Stato deve, quindi, confrontarsi con noi, che saremo titolari della materia. Quelle che il Governo ci propone non sono regole accettabili”.
“I decreti – aggiunge l’assessore all’Istruzione, Giovanna Pentenero – ledono il principio di leale collaborazione tra Stato ed enti locali sancito dalla Costituzione. Non siamo disposti ad accettare e giustificare tali provvedimenti come strumenti necessari di una manovra di coordinamento di finanza pubblica. La sostanziale riduzione del tempo scuola, i tagli all’organico (6000 docenti in meno in tre anni e 3000 unità di personale Ata); la chiusura dei piccoli plessi scolastici, rischiano di stravolgere radicalmente l’attuale sistema scolastico, costringendo comuni, comunità montane, province e Regione ad un notevole sforzo per riuscire a garantire per i prossimi anni le risorse che verranno a mancare per il diritto allo studio”.
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