Schulz: «Chi pensa che l’Italia dovrà ancora essere guidata dai tecnici, vent’anni fa sosteneva che al governo ci voleva un imprenditore».
Di Marco Mongiello
«I discorsi di chi sostiene che l’Italia deve essere guidata dai tecnici e non dai politici sono gli stessi di chi vent’ anni fa sosteneva che al governo c’era bisogno di un imprenditore perché non era un politico». Il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz, non ha dubbi: gli italiani devono votare e il governo si decide dopo. Inoltre, ha spiegato a “l’Unità”, Mario Monti è un politico, non un tecnico. Per lui quella del ritorno alla democrazia, dopo due anni e mezzo di decisioni sulla crisi dell’euro prese a porte chiuse dai governi, è una battaglia europea. Ieri intervenendo a Bruxelles al congresso del Partito dei Socialisti Europei (Pse) Schulz ha ricordato che «i parlamenti non sono uno spreco di tempo perché garantiscono la democrazia».
In Italia qualcuno sostiene che un governo tecnico sarebbe meglio del ritorno della politica. Cosa ne pensa?
«L’Italia è un Paese con una storia estremamente interessante. Mi ricordo come se fosse ieri quando, dopo la fine della Prima Repubblica agli inizi degli anni Novanta, le persone mi dicevano che c’era questo imprenditore, uno dei grandi successi dell’Italia, che avrebbe guidato il Paese con il decisionismo con cui si gestisce un’azienda efficiente e che sarebbe stato un uomo delle riforme. Non spetta a me giudicare com’è andata, tocca agli italiani fare un bilancio. Oggi le stesse persone ci raccontano che c’è bisogno di un tecnico. Io conosco Mario Monti da molto tempo, ho una grande stima personale per lui. È un professore con una cultura e delle qualità che rispetto molto, ma le persone che dicono che non è un politico mi fanno ridere. Per dieci anni è stato commissario europeo qui a Bruxelles, è stato vicepresidente della Commissione e mi ricordo molto bene quando Jacques Chirac e Gerhard Schroeder (rispettivamente ex Presidente francese ed ex Cancelliere tedesco, ndr) dovevano negoziare con lui per i sussidi statali alle aziende nazionali. In Europa non c’è settore più politicizzato della concorrenza. Non mi si racconti che Mario Monti è caduto dal cielo come tecnico. È un politico. È un uomo onesto e non è affiliato a nessun partito politico, ma è un uomo che ha passato gran parte della sua carriera nella politica. Alla fine la democrazia è basata sulle elezioni. Gli italiani andranno a votare e dopo le elezioni ci sarà un nuovo governo. Come sarà composto questo governo e chi lo guiderà è una domanda a cui si risponde dopo le elezioni, non prima».
Eppure con la crisi dell’euro tanti cittadini, non solo in Italia, hanno avuto l’impressione che i politici non siano in grado di gestire l’economia e che la politica vada commissariata…
«Penso che sia assolutamente chiaro che nella globalizzazione, soprattutto per quel che riguarda i mercati finanziari che hanno un impatto enorme sulle economie nazionali, gli strumenti nazionali non sono più sufficienti. C’è uno squilibrio tra la politica costituzionalizzata in un quadro nazionale e l’economia incontrollata in un quadro continentale o globale. Per rispondere a questo squilibrio e per sopravvivere politicamente i capi di governo fanno credere di essere in grado di gestire le cose, ma la gente si rende sempre più conto che questo non è vero. Per questa ragione abbiamo bisogno di strumenti transnazionali con cui affrontare le grandi sfide del ventunesimo secolo. Queste sono il commercio mondiale, il cambiamento climatico, l’immigrazione e l’economia per quel che riguarda relazioni monetarie, evasione fiscale e speculazione. Queste sfide non sono più affrontabili in un quadro nazionale. Per salvare la democrazia abbiamo bisogno di una democrazia transnazionale o non riusciremo più a riconquistare la fiducia dei cittadini.