Finalmente ci siamo. Una legge d’iniziativa popolare per l’istituzione del reddito minimo garantito, realizzata grazie alla collaborazione con il Bin – basic incombe network, connessa alla campagna europea che probabilmente partirà a settembre. Un passaggio importante sul piano delle cose concrete da fare oggi. Un passaggio fondamentale di cultura politica che sceglie il terreno della precarietà esistenziale come nodo decisivo della crisi occidentale e della società italiana. Lo scopo principale della legge è quello di realizzare una campagna che ponga al centro il contrasto alla marginalità e un’attenzione forte a come garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso l’inclusione sociale.
In una condizione di tragedia economica come quella attuale, con i livelli di precarizzazione selvaggia e di disoccupazione di massa, soprattutto dei più giovani, il reddito può essere una risposta, una possibilità di scelta, di rivendicazione di autonomia e futuro. Con il reddito minimo scegliamo un punto di vista, quello di chi è maggiormente escluso a partire dalla condizione di genere e generazionale.
Siamo tra i pochissimi Paesi europei a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Siamo persino inadempienti rispetto all’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La riforma Fornero peggiora ulteriormente questa condizione. Non solo. La riforma tende a generalizzare la condizione di precarietà e la ministra ai tagli e alla disoccupazione di massa allude persino all’azzeramento delle tutele presso la pubblica amministrazione.
Il reddito minimo è un argine contro il lavoro nero, il lavoro sottopagato e la negazione delle professionalità e della formazione acquisita. Significa in buona sostanza non vendersi sul mercato del lavoro alle peggiori condizioni possibili. Da argine può diventare un paradigma. Per questo il disegno di legge propone tre deleghe al governo sul riordino della spesa assistenziale, gli ammortizzatori sociali e l’istituzione del salario minimo garantito capace di determinare il compenso orario minimo applicabile a tutti i rapporti aventi ad oggetto una prestazione lavorativa. Il reddito minimo può essere un grimaldello con cui ridisegnare le politiche attive del lavoro, i processi formativi e la generalizzazione del welfare.
Partiamo da subito con la raccolta di migliaia di firme, apriamo comitati a sostegno della legge ovunque sia possibile con chiunque abbia voglia di condividere questa battaglia. Supportiamo con tutte le nostre energie i ragazzi e le ragazze di Tilt con i quali abbiamo collaborato e che saranno l’anima e il corpo di questa iniziativa.
Massimiliano Smeriglio
A breve sarà online un sito dedicato alla raccolta delle firme, con tutti i materiali scaricabili e le informazioni necessarie per far partire la campagna sui singoli territori.