La manovra finanziaria targata Tremonti, sia pure nell’ultima versione proposta, si presenta come un provvedimento incapace di proporre una minima ripresa economica dell’Italia.
L’unica cosa che si capisce è il recupero di 47 miliardi di euro in corso di mandato, che giungono a 68 miliardi complessivamente, scaricando gli oneri maggiori sui Governi futuri. Viene così superata la Grecia che ha predisposto un recupero di 64 miliardi.
L’aspetto più intollerabile che assume la manovra è però quello di “macelleria sociale” rivolta sostanzialmente alle aree meno abbienti e più indifese della popolazione.
Aspetto del tutto evidente sui tagli agli incentivi per nuova occupazione, sul blocco dei contratti e del turn-over per il pubblico impiego, sull’aumento dei ticket sanitari, sui tagli alla scuola, sui tagli finanziari per le Regioni e i Comuni (che per conseguenza dovranno ridurre i servizi o imporre nuovi prelievi locali).
La parte più significativa è l’intervento in materia pensionistica, con l’allungamento dell’età pensionabile per le donne a partire dal 2014 e col blocco o riduzione drastica dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita.