La Commissione Moro, con l’approvazione della sua terza relazione intermedia, ha abdicato all’ambizione di giungere a una relazione finale e dare la possibilità di presentare relazioni di minoranza, come previsto dalla legge istitutiva.
Dopo l’esito del referendum costituzionale, lo scioglimento anticipato delle Camere era una variabile possibile; oggi, un anno dopo, la fine della Legislatura è un fatto naturale. La scadenza, insomma, era segnata sul calendario. Alla redazione di un documento organico, però, si è preferito un resoconto dell’attività svolta, il terzo. Il documento è apprezzabile per alcuni capitoli, ma pericolosamente ricco di incongruenze, salti logici e insinuazioni in altri.
Le poche e contraddittorie pagine di conclusioni politiche non superano la generica e abusata definizione di “Caso Moro”, inteso come avvenimento fortuito e accidentale, che resta incomprensibile nelle sue linee portanti. La mancanza di coraggio politico impedisce di affrontare e chiudere la vicenda e in ciò sta la principale ragione che ha caratterizzato il mio voto contrario alla relazione in Commissione e la mia non partecipazione al voto in Aula.
La decisione della Commissione di non giungere ad un documento conclusivo appare paradossale se consideriamo che l’organismo parlamentare è stato prorogato, aumentando di oltre un terzo la durata originariamente prevista dalla legge; e se paragoniamo i lavori con la prima Commissione Moro che nell’VIII Legislatura, terminata con un anno di anticipo, aveva prodotto una sua compiuta relazione.
I lavori della Commissione hanno voluto evitare una storiografia parlamentare dei drammatici e tragici 55 giorni, ma hanno mancato nel possibile salto qualitativo e storico che avrebbe permesso una comprensione non equivoca della vicenda, ponendo punti fermi e indicando con precisione l’angolo di lettura.
L’auspicio è che la grande mole di documentazione raccolta venga resa al più presto e nella misura maggiore possibile disponibile per tutti i cittadini. Si tratta di un patrimonio documentale eterogeneo, ma che costituisce la base per conoscenza dei fatti più approfondita, non basata sulla narrazione dietrologica di questi decenni, costellata di ipotesi funamboliche di eterodirezioni, infiltrazioni, servizi deviati, presunte presenze malavitose, tutte mai riscontrate, in una confusione di probabili e naturali omissioni con misteri e connivenze indicibili.