Aiuti e sviluppo. La riforma della cooperazione internazionale

6 years ago by in #Millegiorni e oltre - Fatti Concreti, Info Tagged: , ,

Di cosa parliamo quando parliamo di aiuto ai migranti nei paesi d’origine? Noi crediamo che ridurre le ragioni economiche sia un primo passo importante per arginare un fenomeno complesso come le migrazione.

L’Italia ha sempre avuto una tradizione di eccellenza nello sviluppo della cooperazione internazionale: ora è il tempo di fare di più www.aics.gov.it.

40 nuove imprese e 280 posti di lavoro saranno creati nelle aree tunisine svantaggiate di Medenine e Tataouine grazie ad un progetto finanziato – per un valore di 1.750.000 euro- dall’agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Un accordo di cooperazione tra l’Italia e il governo etiopico, per un contributo di 2,5 milioni di euro, prevede la creazione di opportunità di lavoro dignitose e produttive per giovani donne e uomini nel settore tessile. In particolare, saranno realizzati percorsi di formazione per facilitare l’impiego di operai di base e personale gestionale intermedio in aziende di medie e grandi dimensioni.

Crediamo nelle potenzialità di iniziative come queste e perciò in pochi anni le risorse investite sono passate dallo 0,15% del Pil all’attuale 0,26%, con un preciso calendario per arrivare entro il 2020 allo 0,30% del Pil. Questi dati si possono approfondire sul portale openaid Italia.

PIÙ SOGGETTI COINVOLTI, MAGGIORI PROSPETTIVE E COLLABORAZIONI
La “nuova” cooperazione allo sviluppo è aperta a tutti i soggetti interessati, nazionali e territoriali, pubblici e privati, profit e non profit, compresi il volontariato, il servizio civile, il commercio equo e solidale, le imprese cooperative e sociali, le associazioni di immigrati che mantengono rapporti di cooperazione con i paesi di provenienza, le regioni, gli enti locali, le università.

Tutti questi soggetti vengono riconosciuti quali possibili protagonisti dello sviluppo, in stretto legame di partenariato con le corrispondenti realtà istituzionali, sociali, comunitarie, culturali, economiche e produttive nei paesi partner a condizione di aderire “agli standard sulla responsabilità sociale, alle clausole ambientali, al rispetto delle norme sui diritti umani per gli investimenti internazionali”.

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