Mentre questa legge veniva votata, lo scorso 17 maggio, in tribuna alla Camera era presente il papà di Carolina Picchio, una ragazza di appena 14 anni morta suicida per un video diffuso in Rete. Approvandola abbiamo pensato a lui, alla sua testimonianza e alla sua tenacia, che ha contribuito ad accendere i riflettori su un fenomeno che ferisce e stravolge le vite di tanti, troppi ragazzi. Non c’erano norme che consentissero di contrastare e prevenire il bullismo in Rete. Bisognava intervenire e noi l’abbiamo fatto.
CONTRASTO
La vittima di atti di cyberbullismo, anche se minorenne, può chiedere al gestore del sito internet, del social media o del servizio di messaggistica di oscurare, rimuovere o bloccare i dati personali (video, post, foto) diffusi in rete. Se i gestori non si attivano entro 24 ore, può inoltrare la sua richiesta al Garante per la Privacy, che interviene entro due giorni. Insieme a questo è previsto che il Questore possa convocare il “bullo” per ammonirlo e renderlo consapevole della gravità del gesto compiuto, anche per evitare l’azione penale. Anche in ambito scolastico il dirigente è tenuto ad attivare percorsi di sostegno alle vittime e di rieducazione dei “bulli” inserendo nei regolamenti di istituto, in proporzione alla gravità degli atti, specifiche sanzioni disciplinari ispirate alla funzione rieducativa.
PREVENZIONE
La legge prevede l’individuazione in ogni scuola di un docente di riferimento su questi temi, il finanziamento di progetti elaborati da reti di scuole per il contrasto del cyberbullismo e l’educazione alla legalità, il coinvolgimento degli studenti anche attraverso programmi di educazione all’uso consapevole della Rete e campagne informative e di sensibilizzazione.