DIMISSIONI IN BIANCO: MAI PIU’
Mai più dimissioni “in bianco”. Mai più far firmare al lavoratore – ma, più spesso, alla lavoratrice – la lettera di dimissioni all’atto dell’assunzione, dunque nel momento di massima debolezza, che permetteva poi al datore di lavoro di “liberarsi” di quel lavoratore o lavoratrice a sua discrezione e senza corrispondere alcuna indennità. La nascita di un figlio, una malattia o un infortunio, potevano essere tutti motivi per licenziare indiscriminatamente una persona.
Con le nuove procedure introdotte non potrà più accadere. Dopo nove anni, abbiamo riconquistato una norma di civiltà varata nel 2007 e poi, come primo atto del suo Governo, abrogata da Berlusconi nel 2008.
FERMATO UN ABUSO SULLE LAVORATRICI
I dati dimostrano che si trattava di una delle piaghe più sommerse e invisibili del mercato del lavoro in Italia, una “clausola nascosta” che colpiva 2 milioni di dipendenti e che nell’80% dei casi restava un reato taciuto e, quindi, impunito.
È l’ISTAT a dire che 800 mila donne nate dopo il 1973 sono state licenziate o costrette a dimettersi dopo la maternità. Una pratica diffusa soprattutto nel mondo delle piccole imprese.
MASSIMA EFFICACIA
È stato un provvedimento che sostiene le lavoratrici e i lavoratori e aiuta le imprese sane. Ora, infatti, vige l’obbligo di dare dimissioni volontarie attraverso la compilazione di un modulo online, gratuito e facilmente scaricabile sul sito del Ministero del Lavoro, con numerazione progressiva e una validità massima di 15 giorni. Dove prima c’era l’arbitrio, ora ci sono certezza e trasparenza. Il Jobs Act ha portato con sé, dunque, una norma che ha restituito alle persone, alle donne, ai giovani e alle ragazze un diritto.