L’Italia è l’unico paese membro della UE a mantenere un bicameralismo paritario, cioè una Camera e un Senato l’una “doppione” dell’altro.
La maggioranza dei paesi della Unione Europea (15 su 28) non hanno una seconda Camera. In altre parole sono sistemi parlamentari monocamerali. Tra i 13 paesi che hanno una seconda camera solo in 5 paesi i suoi membri sono eletti direttamente dai cittadini. In Spagna , tra l’altro, una parte dei membri sono designati dalle Comunità Autonome. Tra questi 5 paesi solo in Italia, Polonia e Romania si può dire che la seconda camera abbia dei poteri legislativi rilevanti. E solo l’Italia ha un sistema parlamentare in cui il Senato ha esattamente gli stessi poteri della Camera (in Romania, dal 2003 è stato introdotto un meccanismo che prevede una “camera prevalente”).
Questa struttura parlamentare ha effetti evidenti anche sulle tempistiche di approvazione delle leggi. Considerando che, nella scorsa legislatura, i tempi medi delle iniziative legislative parlamentari in prima lettura sono stati di 306 giorni alla Camera e 411 al Senato, si può cogliere tutta la necessità di un provvedimento utile alla riduzione dei tempi delle procedure e alla maggiore funzionalità delle nostre istituzioni.
Tralasciando le ovvie differenze tra i vari sistemi parlamentari, che per motivi storico-politici variano da paese a paese, si può osservare che, ad esempio, nel caso del Senato francese e spagnolo, o nel Bundesrat tedesco, i componenti non sono eletti direttamente dai cittadini.
In Francia i 348 senatori sono scelti da un collegio di 150mila grandi elettori (il 95% dei quali sono delegati dei consigli municipali). Nel caso tedesco, invece, i componenti del Bundesrat sono membri nominati dai governi dei rispettivi Lander di appartenenza. Anche una parte dei componenti del Senado spagnolo (56 senatori) sono designati dalle assemblee delle Comunità Autonome. Nel Regno Unito, come noto, la Camera dei Lord, è composta da esponenti della chiesa anglicana a cui spetta un seggio di diritto, e da 789 lord ereditari o nominati a vita dalla Regina.
Tornando all’Italia, con la riforma costituzionale, invece, il nuovo articolo 57 stabilisce che i membri del Senato (95, oltre i 5 di nomina presidenziale) saranno espressione diretta della volontà popolare. Infatti i consiglieri regionali delegati a rappresentare il proprio territorio saranno eletti dai Consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori” durante le elezioni regionali. Una scelta che, da una parte rende il Senato il luogo della rappresentanza territoriale e dall’altra dà la piena possibilità al cittadino di scegliere i propri senatori.