Nella settimana la Camera ha approvato: alcune mozioni, la seconda lettura della legge per la demolizione dei manufatti abusivi che ora torna al Senato per il varo definitivo e diversi trattati internazionali. Di seguito il dettaglio dei provvedimenti.
Mozioni Lorefice ed altri n. 1-00698, D’Incecco ed altri n. 1-01229, Binetti ed altri n. 1-01235, Rondini ed altri n. 1-01237, Palese ed altri n. 1-01238, Nicchi ed altri n. 1-01239, Vargiu ed altri n. 1-01240 e Milanato ed altri n. 1-01243 concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell’endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia
L’endometriosi è una malattia cronica, progressiva e invalidante che in Italia colpisce tre milioni di donne. È una patologia grave che richiede importanza, che interessa non solo la sfera fisica ma che ha anche un notevole impatto nei rapporti interpersonali, sociali e sulla vita lavorativa delle donne. Si manifesta, secondo dati internazionali più recenti, nella popolazione femminile in età riproduttiva tra i 25 e 35 anni e predilige purtroppo le adolescenti, in un’età compresa tra i 15 e i 19 anni. Non conduce alla morte, ma condivide con i tumori l’insorgenza di dolore neuropatico resistente alla terapia medica e la capacità di metastatizzare, espandendosi sia localmente sia nei tessuti circostanti. La scarsa conoscenza della malattia fa sì che prima di riuscire a formulare la diagnosi passino in media circa 9 anni; un vero e proprio calvario per le donne. Ma i sintomi non sempre sono presenti: molte donne scoprono di esserne affette quando cominciano a desiderare una gravidanza e si accorgono di avere difficoltà a raggiungerla. L’approvazione della mozione rappresenta un passo concreto verso una reale tutela della salute delle donne. Il Ministro della salute sin dall’inizio del suo mandato ha compreso la severità che può raggiungere tale patologia e recentemente ha annunciato che essa sarà inserita nei nuovi LEA e le ha anche dedicato una specifica attenzione nel Piano nazionale per la fertilità. La mozione impegna il Governo a tutelare le donne affette da endometriosi, ponendo l’accento su un percorso il più veloce possibile per la diagnosi e per la successiva cura, riaccende i riflettori su questa grave patologia. In particolare si chiede al Governo di impegnarsi ad inserire al più presto l’endometriosi nell’elenco delle malattie invalidanti e ad adottare iniziative finalizzate all’esenzione dalla partecipazione al costo per prestazioni di diagnostica ambulatoriali specialistiche correlate e per l’acquisto di farmaci, promuovendo altresì iniziative utili alla riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni effettuate dal Servizio sanitario nazionale; a mettere in campo forme di tutela delle lavoratrici affette da endometriosi, per garantire loro il diritto alla salute e salvaguardare il posto di lavoro; a promuovere una formazione valida e mirata del personale sanitario dedicato e campagne informative capillari per la maggiore conoscenza nella popolazione; potenziare reti di servizi e centri di eccellenza pubblici per preservare la fertilità; istituire un registro nazionale per la raccolta e l’analisi di dati clinici e sociali allo scopo di monitorare senza differenze geografiche l’andamento del fenomeno e individuare strategie condivise di intervento su questa preoccupante patologia in modo da evitarne le possibili complicanze.
Mozioni Baradello ed altri n. 1-01188, Polverini e Occhiuto n. 1-01236, Tripiedi ed altri n. 1-01241, Simonetti ed altri n. 1-01242, Pizzolante e Bosco n. 1-01244, Miccoli ed altri n. 1-01245, Baldassarre ed altri n. 1-01246, Rizzetto ed altri n. 1-01247 e Palladino ed altri n. 1-01251 concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa
7 milioni di lavoratori, circa il 30 per cento della popolazione attiva, ha più di 50 anni e molti dei disoccupati, il 6 per cento della fascia d’età over 50, si trovano a dover cercare un nuovo lavoro nonostante l’età. La crisi e la conseguente crescita della disoccupazione nelle fasce più adulte della popolazione, è un fenomeno che si è diffuso, anche a livello nazionale, negli ultimi anni, e l’esito di quella crisi, in attesa di processi di riconversione all’interno dei settori in difficoltà, ha generato l’espulsione dal mercato di lavoro di un’ampia fascia di lavoratori cosiddetti maturi, i quali trovano oggi grande difficoltà di reinserimento. Si tratta generalmente di lavoratori in possesso di esperienza di lavoro polivalenti maturate nel contesto di imprese medio-piccole o artigiane, arrivati alla soglia dei cinquant’anni d’età, a volte senza contratti di lavoro regolarizzati, oppure non entrati stabilmente nel mercato del lavoro, o ancora di persone la cui domanda di servizio si attiva in rapporto ad eventi di perdita di lavoro connessi a crisi aziendali o di settore che interessano anche fasce di professionalità con responsabilità gestionale o dirigenziali ed il cui sviluppo è strettamente connesso con le caratteristiche del mercato del lavoro locale, nonché alla capacità di gestione del sistema degli ammortizzatori sociali. Si tratta di effetti che risultano dilatati dall’innalzamento dell’età pensionabile prevista dagli interventi legislativi degli ultimi anni, in particolare dalla «legge Fornero» che va corretta.
Alcuni correttivi sono già stati definiti nella legge n.208 del 2015 che ha introdotto per il settore privato il part-time in uscita, la trasformazione cioè da tempo pieno a tempo parziale del rapporto di lavoro subordinato per i lavoratori a cui mancano tre anni alla pensione e il Governo ha confermato il suo impegno nel DEF per la flessibilità in uscita.
È necessario poi che il Governo favorisca, per quanto di propria competenza, anche attraverso specifiche misure di sostegno fiscale o contributivo, l’adozione di formule organizzative dell’impresa e di gestione del personale d’intesa con le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, volte a riconosce e a valorizzare la professionalità dei lavoratori ultracinquantenni.
Ratifiche
Sono stati approvati i seguenti disegni di legge di ratifica.
Ratifica ed esecuzione dell’Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hashemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011 (A.C. 3285-A); Ratifica ed esecuzione all’accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall’altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013 (A.C. 3301); Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009 (A.C. 3511-A); Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010 (A.C. 3530-A); Ratifica ed esecuzione dell’Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015 (A.C. 3642-A)
Mozioni Saltamartini ed altri n. 1-01111, Vezzali ed altri n. 1-01250, Binetti ed altri n. 1-01254, Spadoni ed altri n. 1-01260, Palese ed altri n. 1-01261 e Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n. 1-01264 concernenti iniziative, anche in ambito internazionale, finalizzate al contrasto dei fenomeni di violenza contro le donne, alla luce delle aggressioni occorse a Colonia e in altre città europee nella notte del 31 dicembre 2015
Le mozioni, presentate per volere iniziale delle opposizioni, si sono rivelate per alcune forze politiche una scusa per proseguire una campagna populista e denigratoria nei confronti dei migranti. I reati contestati la notte di Capodanno a Colonia sono atti criminali e, come tali, sono da condannare senza esitazione. Chi risulta colpevole va assicurato alla giustizia, e se alla base di queste aggressioni c’è una certa immagine della donna, se c’è un disprezzo latente della figura femminile, questo è un motivo in più per condannare questi fatti e i rispettivi autori. È positivo in questo senso che la giustizia in Germania abbia preso molto sul serio questi casi e che gli aggressori vengano individuati e condannati, perché è giusto che in uno Stato di diritto chi commette dei reati venga condannato, indipendentemente dal fatto che sia un migrante o che sia nato in Italia, in Germania o chissà dove; chi sbaglia paga, indipendentemente dalle origini. Servono, invece, politiche per l’integrazione che prevedano l’insegnamento al rispetto reciproco, alla tolleranza, alla tutela dell’identità e dell’integrità altrui, indipendentemente dal sesso, dalla religione, dal Paese o dalle tradizioni di origine. Dopo i fatti di Colonia, è molto positivo, ad esempio, che il Governo tedesco abbia accelerato l’introduzione di misure per l’integrazione. La stessa cosa ha fatto l’Italia che già dopo i fatti di Parigi e Bruxelles, ha adottato posizioni analoghe. Già nella legge di stabilità è stato sancito un principio: per ogni euro speso per la sicurezza, bisogna destinare altrettante risorse per la cultura, perché siamo fortemente convinti che lo strumento fondamentale per una riuscita e profonda integrazione sia proprio un forte investimento in cultura.
Mozioni De Girolamo ed altri n. 1-01205, Vezzali e Monchiero n. 1-01252, Binetti ed altri n. 1-01255, Costantino ed altri n. 1-01256, Rondini ed altri n. 1-01257, Bechis ed altri n. 1-01258, Palese ed altri n. 1-01259 e Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275 e Baroni ed altri n. 1-01278, concernenti iniziative per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo
Nelle scuole e in altri ambienti frequentati da giovani adolescenti sono all’ordine del giorno ripetuti episodi di violenza, intimidazioni, derisioni, oppressioni psicologiche o fisiche da parte di gruppi di coetanei al solo scopo di terrorizzare un compagno o una compagna, incutergli ansia, vergogna, senso di isolamento e di emarginazione. La vittima prescelta, di solito, è una figura vulnerabile, su cui gravano pregiudizi purtroppo ancora diffusi fra gli adolescenti sulla base dell’orientamento sessuale, o del modo di vestire, o dell’aspetto fisico, o della condizione di disabilità. Non stiamo certo parlando di un problema inedito, il bullismo fra adolescenti è una tipica manifestazione di disagio delle relazioni sociali che coinvolge ugualmente sia il persecutore, che la sua vittima, che anche lo stesso gruppo che assiste ai soprusi e, talvolta, ne diventa complice.
Questa dinamica si sta spostando dal piano delle relazioni reali a quello virtuale. Il cyberbullismo è un fenomeno relativamente recente, favorito dalla diffusione anche fra i giovanissimi di apparecchi che consentono la navigazione in rete e l’accesso ai social network, mezzi grazie ai quali il bullo può compiere la sua aggressione anche tramite sms, messaggi in chat, diffondere immagini, video e altri contenuti offensivi per ferire qualcuno, può violare i dati personali, operare sostituzioni di persona. I danni causati dalla variabile on line del bullismo sono particolarmente gravi, perché l’assenza di dimensione spazio-temporale tipica della rete consente al bullo di insinuarsi nella vita della sua vittima dovunque si trovi, a ogni ora del giorno e della notte. Inoltre, la rete amplifica enormemente il pubblico che assiste all’umiliazione della vittima e la protrae senza limiti nel tempo. Per contrastare il bullismo, sia nelle forme tradizionali, che nella dimensione on line, occorre muoversi a trecentosessanta gradi, affrontando il problema anche sul piano delle necessarie sanzioni, ma anzitutto su quello della dimensione educativa. La scuola è senza dubbio l’ambito privilegiato per la prevenzione, con progetti mirati a smontare i pregiudizi discriminatori che alimentano il bullismo, per coinvolgere attivamente i ragazzi ed educarli al rispetto, all’accettazione reciproca, a riconoscere la diversità come ricchezza, alla responsabilità collettiva. Per questo proponiamo che ogni istituto programmi specifiche attività finalizzate al contrasto del bullismo, nonché all’acquisizione di competenze digitali e di una capacità critica nell’uso della rete da parte dei ragazzi. Proponiamo appositi percorsi di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti e gli operatori socioeducativi e poi iniziative per informare e sensibilizzare le famiglie, interagire coi soggetti sociali, con i centri di aggregazione giovanile, le associazioni sportive, facendo della scuola il fulcro di una rete territoriale vigile e attiva sul tema.
Mozioni Carlo Galli ed altri n. 1-01193, D’Uva ed altri n. 1-01265, Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghesi ed altri n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277 concernenti interventi per il rilancio del comparto della ricerca italiana
Vi è un progressivo aumento delle risorse per il sistema della ricerca, facilmente identificabile in Italia nel complesso delle università e degli enti pubblici di ricerca. Sono stati recentemente selezionati scienziati di valore ai vertici degli enti pubblici di ricerca e si discute finalmente di come rilanciare la ricerca, pur in presenza di vincoli di bilancio molto stretti. A esempio lo sforzo fatto in legge di stabilità in favore del reclutamento, sia quello ordinario che quello sperimentale, mediante lo stanziamento del fondo per le cattedre «Giulio Natta», così come in favore delle iniziative per il diritto allo studio. Queste ultime sfondano il tetto dei 200 milioni di euro, cosa che solo una volta era accaduta negli ultimi dieci anni. Veniamo da un recente passato in cui si è assistito ai tentativi di ridimensionamento del più grande ente nazionale di ricerca, il CNR; tentativo maldestro e fortunatamente non riuscito.
Veniamo da una legislazione contraddittoria, ad esempio sulle norme contrattuali per i ricercatori precari. Veniamo da un passato in cui si è discusso addirittura se proibire l’utilizzo dei fondi per effettuare le più elementari missioni di ricerca. Adesso ci stiamo tutti adoperando perché il nostro sistema della ricerca, che, ovviamente, ha al proprio interno anche qualche residua resistenza alla modernizzazione e alla valutazione, sia messo in condizione di competere alla pari con i sistemi di ricerca europei, e lo fa attraverso il capitale umano, ovvero i ricercatori. Capitale umano su cui scontiamo uno spreco di intelligenze considerevole, causato dalla scarsa attrattività complessiva del nostro sistema della ricerca, dove le uscite sono pari al 16 per cento, mentre le entrate dall’estero sono ferme al 3 per cento.
Proposta di legge: S. 580 – D’iniziativa dei senatori: Falanga ed altri: Disposizioni in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (A.C. 1994-A)
La Camera ha approvato, in seconda lettura, la proposta di legge in quota opposizione di iniziativa del Sen. Falanga (AL–A (MpA), già approvata dal Senato il 22 gennaio 2014 e concernente un intervento sul Testo Unico in materia di edilizia (DPR 380 del 2001) con l’intento di razionalizzare le procedure di demolizione conseguenti ad illeciti edilizi. Il testo torna ora al Senato. Il fenomeno delle demolizioni conseguenti ad abusi edilizi costituisce questione particolarmente rilevante nel Paese, specie in alcune aree, dove la diffusione del fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti e le esigenze di salvaguardia dei paesaggi sono molto più stringenti.