Contratti di solidarietà – con riduzione di orario per tutti i lavoratori – per evitare i licenziamenti. È questa la proposta avanzata dai sindacati per far fronte alla crisi che sta attraversando la Cerutti, «una crisi che non si può più ignorare». La prospettiva paventata dall’azienda sarebbe infatti quella di ricorrere alla riduzione del personale con un primo passaggio che prevede la messa in mobilità e poi l’agganciamento alla pensione per una sessantina di lavoratori.
«Ma siamo certi che non basterebbe e che si renderebbe in seguito necessaria una ulteriore riduzione del personale», hanno sottolineato Mirko Oliaro (Fiom) e Tonio Anselmo (Fim) – nel corso di una conferenza stampa che ha avuto luogo oggi pomeriggio – venerdì – alla Camera del Lavoro di Casale e a cui hanno preso parte anche i rappresentanti della rsu aziendale.
«E non possiamo più consentire che la crisi sia semplicemente scaricata sui lavoratori».
Secondo le informazioni in possesso dei sindacati l’azienda intenderebbe gestire la crisi ricorrendo a cassa integrazione e mobilità almeno fino alle ferie estive, ma in un momento di difficoltà generale in cui non ci sono possibilità di ricollocazione questo tipo di strategia non è più ritenuto accettabile, affermano i lavoratori, lasciando intendere di essere pronti, se l’azienda fosse sorda alla proposta avanzata, alla mobilitazione.
Il contratto di solidarietà consentirebbe di superare questo momento di crisi senza tagli occupazionali conservando in azienda anche le migliori professionalità, che certamente renderebbero la Cerutti più competitiva quando il mercato tornerà a essere più vivace.
Non solo: sarebbero anche evitati i costi di attivazione delle procedure, il pagamento delle liquidazioni e l’incentivazione alla mobilità.
E si potrebbe ottenere la riduzione dei costi che l’azienda intende perseguire, con la riduzione dei salari e sgravi previdenziali in misura del 25-35%.
Per i lavoratori ci sarebbe invece una integrazione del reddito da parte dell’INPS (60% del mancato guadagno).
Ma non è tutto perché i sindacati ritengono che il problema vero sia la mancanza di un piano industriale di rilancio che dia una prospettiva futura alla Cerutti.
Sono circa 650 i dipendenti della Cerutti, 440 a Casale e i restanti a Vercelli. Dall’inizio dell’anno è stata richiesta dall’azienda la cassa integrazione per nove settimane – fino al 22 marzo – per un massio di 125 lavoratori.
La motivazione è da ricercarsi nel crollo delle commesse a causa della crisi finanziaria che ha bloccato l’accesso ai crediti.
«Ma già da anni i bilanci sono negativi. Finora si è rimediato con la vendita di azioni, ma l’attuale struttura industriale non è adeguata a fronteggiare un mercato mondiale che è mutato con una forte contrazione degli ordini, precipitati da una quindicina di macchine a tre-quattro l’anno. Per questo è indispensabile che oggi, che ancora è possibile, si intervenga», evidenziano lavoratori e sindacati.
Lunedì l’incontro con l’azienda per discutere della cassa integrazione per le prime due settimane di marzo. Già in quella sede, auspicano i lavoratori, potrebbe iniziare un confronto anche su questi temi.
articolo tratto da “Il Monferrato”