Intervento di Fabio Lavagno (SEL) su Decreto IMU e Cassa Integrazione in Deroga

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L’intervento del Deputato Fabio Lavagno (SEL) durante la discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell’imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo.

IL TESTO DELL’INTERVENTO

Il provvedimento che va in discussione oggi dichiara la natura del Governo, che è privo di una vera e propria natura e di intenti programmatici. Dichiara tutta la sua natura, invece, che è frutto di una contrattazione tra le parti che lo sostengono e i macrotitoli che stanno a cappello di questo provvedimento dichiarano quali siano le ambizioni degli azionisti maggiori di questa maggioranza.

È un Governo che incarna e raccoglie l’eredità di quello che fu il Governo Monti, sostenuto dalla stessa maggioranza, ma in cui la dialettica politica e la capacità di portare a frutto speculazioni di natura elettoralistica sono ben più evidenti e di ben più marcata ragione.

Le dichiarazioni in qualche modo hanno il loro peso. Guardate, noi del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà eravamo quelli che sostenevano la necessità di un Governo del cambiamento, in cui le parole d’ordine fossero lavoro, sviluppo e diritti. All’indomani del voto di fiducia, le prime dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sono state, secondo l’intendimento del suo Governo, che le priorità sarebbero state l’IMU e l’IVA, e anche il prolungamento degli ammortizzatori e della cassa integrazione in deroga. In quel «e anche» ci stavano tutta la ragione e la natura di un cambio di passo e di un cambio di priorità, del quale noi oggi siamo spettatori e siamo costretti, utilizzando coerenza e buonsenso a essere all’opposizione.

Ebbene, rispetto a questo, sull’IMU oggi assistiamo a questa sospensione e nessuno di noi si esenti o si arroghi altre definizioni se non quella di «sospensione della prima rata», perché di questo si tratta, anche se viene portato come vessillo di una parte della maggioranza, quella stessa parte che detiene il timer del Governo.

Sulla cassa integrazione in deroga siamo al rifinanziamento di una parte di questa nelle modalità sulle quali siamo già intervenuti, quindi sottraendo fondi allo sviluppo, alla formazione e soprattutto andando a individuare risorse che non risultano sufficienti, mettendo in crisi proprio quella filiera di erogazione degli ammortizzatori sociali che prevede lo Stato nel programmarli e le regioni per erogarli e, infine, i lavoratori espulsi o messi in naftalina dal sistema produttivo nel portare a reddito queste poche risorse.

Sappiamo quindi che l’emergenzialità ereditata sul tema degli ammortizzatori sociali, criminalmente lasciato aperto dal Governo Monti, in qualche modo si perpetua e non vorremmo che il carattere e l’accezione di emergenzialità rispetto a queste tematiche fosse la modalità di procedere a ricatti contrapposti da parte di questa maggioranza, sottoposta a continue contrattazioni interne.

Rispetto all’altra priorità dichiarata dal Presidente del Consiglio, quella dell’IVA, preferisco non dire, perché parlano le dichiarazioni dei giornalisti, parlano i commenti dei quotidiani e parlano la stesse tensioni tra i ministri di questo Governo su questa tematica assolutamente importante.

L’IMU è stata pensata da quel Governo Berlusconi che aveva sottratto ai comuni quell’entrata propria, fondamentale, che era l’ICI; è stata poi introdotta in maniera intempestiva e abbastanza raffazzonata e rapida dal Governo Monti e, nel suo primo anno di introduzione, ha dimostrato tutte le sue lacune, in primo luogo quella del mancato aggiornamento delle rendite catastali.

E guardate, non è il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà a dirlo e a dire che questo introduce un principio di iniquità, ma sono le dichiarazioni della Banca d’Italia di venerdì scorso, la quale imputa alla mancata revisione delle rendite catastali e, soprattutto, alla distanza delle rendite catastali dai valori di mercato un’iniquità riferita soprattutto agli immobili di pregio e di lusso. C’è quindi una mancata progressività di questa imposta.

E poi, stante la natura di questa imposta – un’imposta sul patrimonio –, dobbiamo considerare che su determinate fasce di contribuenti essa incide in maniera invasiva sulla disponibilità monetaria finale e, quindi, sulla stessa capacità contributiva. Questa natura non sarebbe quella propria di un’imposizione legata al patrimonio immobiliare, ma sarebbe quella di un’imposta diretta.

In Italia le cose avvengono, allo stesso tempo, con estrema lentezza e con estrema facilità: gli innamoramenti sono tanto facili quanto altrettanto rapidi sono i disamoramenti. Dopo il primo anno di applicazione, invece di farne una analisi approfondita, si preferisce gettare via acqua, bambino e tutto il resto, senza verificare, invece, alcuni aspetti positivi di questa tassa.

In primo luogo, c’è una generale progressività, dimostrata dalla grande e marcata differenziazione tra prima e seconda casa: una differenziazione marcata anche dalla libertà impositiva lasciata agli stessi comuni, che spesso hanno divaricato ulteriormente questo aspetto.

C’è poi l’aspetto di come il gettito, circa 24 miliardi dell’IMU totale, viene in qualche modo ripartito. Su questo aspetto noi vediamo una estrema progressività dell’IMU per come la conosciamo: infatti, il 10 per cento delle unità immobiliari di fasce più alte, di pregio e di lusso, contribuisce a sostenere quasi il 45 per cento del gettito complessivo. Badate bene: facciamo questa considerazione al netto del fatto che le rendite catastali non sono state uniformate e rese pari a quello che è effettivamente il mercato immobiliare.

Ma anche se facciamo un raffronto con le ricchezze personali, non solo immobiliari, assistiamo al fatto che il 10 per cento dei contribuenti tassati attraverso l’IMU permette di incassare, anche in questo caso, più del 50 per cento delle entrate totali.

Quindi, una riforma che non tiene conto di questi elementi, in qualche modo, è una riforma fatta frettolosamente, mentre dovrebbe essere pensata e studiata, perché su questi argomenti, come su quelli di cui diremo dopo, occorre un pensiero lungo, una visione generale, occorre che determinati provvedimenti vadano pienamente a regime.

Altro aspetto positivo è quello della redistribuzione generale. Assistiamo al fatto che a pagare questa tassa non sono i giovani, quanto gli anziani.Ma il problema grosso di questo Paese è invece come garantire capacità finanziaria a tutti i contribuenti. Dunque, pur vedendo positivamente questi elementi, non possiamo disconoscere la necessità di una riforma complessiva.

Quindi, a fianco alla necessità della riforma e di un nuovo sistema di valutazione delle rendite immobiliari, che siano più vicine a quelle di mercato, evitando quindi quelle sperequazioni insite nelle attuali rendite, dobbiamo ricordare e fare assolutamente accenno al fatto che, se l’imposta municipale è municipale, questa deve tornare effettivamente ad essere riferita ai comuni e ai territori, con servizi che vengano spesi sui territori.

Invece questo non è, perché il decreto sul federalismo, in realtà, è stato un decreto sul federalismo tradito, un federalismo mai decollato e sempre declinato in quest’Aula come un orizzonte al quale tendere, ma senza mai arrivarvi a pieno.

Guardate, noi abbiamo tenuto un atteggiamento di grande responsabilità su tutti i temi di questo decreto, anche nella presentazione di emendamenti in Commissione, e vogliamo ribadire questa grande responsabilità.

Il relatore questa mattina ci richiamava ad avere coraggio e responsabilità: non verremo meno rispetto a questi impegni. Però, visto che stiamo parlando di tematiche importanti, che guardano al futuro del Paese, come la fiscalità, come gli ammortizzatori sociali, come la precarietà, vorremmo che queste tre tematiche non venissero affrontate né sotto la spinta di speculazioni elettorali, né sotto la celerità forsennata dei tempi, perché tutti questi tre argomenti hanno bisogno di tempi lunghi e respiri.

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