Lavoro, reddito, diritti, equità: unica strada per il futuro

11 years ago by in SEL: c'è un'Italia migliore Tagged:

“Affermare con forza la centralità del lavoro, del reddito, dei diritti delle persone, dell’equità sociale, come unica via attraverso la quale elaborare un progetto credibile per uscire dalla crisi e per disegnare il futuro.”  Così si conclude il documento approvato dall’Assemblea regionale di SEL sabato 22 settembre, che viene riportato di seguito.

L’Italia si muove in un contesto difficile e minato reso ancora più complesso da una diffusa sfiducia in cui perdita di credibilità della politica rischia di essere detonatore di una situazione esplosiva. A poche settimane dal compimento dell’anno del Governo Monti, non possiamo che rimarcare come sotto la veste tecnica di questo esecutivo siano state compiute scelte di chiara matrice politica, in continuità con la precedente gestione e pienamente compatibili a dogmi liberisti.

Se la crisi è stata prima occultata, in quest’anno, caratterizzato da toni emergenziali, ha rappresentato l’alibi per scelte pesantissime, i cui effetti in Italia come nel resto d’Europa hanno colpito i cittadini assestando durissimi colpi al welfare, ai diritti. L’attenzione spasmodica alle dinamiche dei mercati finanziari, ha permesso che il mondo del lavoro fosse il teatro di privilegiato di continui attacchi, dalla riforma pensionistica al caso esodati, dalla riforma “Fornero” alle dichiarazioni di attacco allo Statuto dei Lavoratori dei giorni scorsi.

A questo si aggiunge una politica di forte contrazione della spesa pubblica, che archivia ogni prospettiva di sviluppo e innesca ulteriori dinamiche recessive. Anche rispetto a questo gli oneri maggiori ricadono sul mondo del lavoro e sulle fasce di popolazione meno abbiente, con quasi l’11% medio di disoccupazione ed il 35,9% nel mondo giovanile tra i 15 e i 24 anni, con 350 mila persone che pur avendone titolo non andranno in pensione e non avranno altro reddito sociale, con una prospettiva di peggioramento dei dati almeno per tutto l’anno in corso. In Piemonte, la cui economia è legata principalmente al mondo manifatturiero, si registrano i dati di disoccupazione più alti del Nord Italia con un tasso di disoccupazione che supera il 9% nel secondo trimestre del 2012, a fronte del 7,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ sconfortante come il Governo regionale, a fronte dei roboanti annunci di inizio legislatura non abbia sino ad ora posto una seria politica industriale, nè adeguato la propria azione alle crescenti necessità sociali.

SEL su queste questioni ha elaborato sue proposte precise (Un’altra manovra possibile”, o il “Manifesto contro la precarietà”), ampiamente presentate nei territori piemontesi. La “Legge quadro sul reddito minimo garantito”, su cui alcune federazioni hanno iniziato nell’estate la raccolta firme il cui impegno va intensificato in questi mesi affiancandolo alla raccolta firme sui referendum per ripristinare quanto abolito nell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Si tratta di due quesiti referendari per chiedere il ripristino dell’articolo 18 nella sua formulazione originaria in tema di tutela in caso di licenziamenti e il ripristino dei diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, a sua volta abrogato dall’articolo 8 della manovra finanziaria del precedente Governo (decreto legge n.138 del 2011). A quanti sostenevano la marginalità del problema vale la pena ricordare che i primi licenziamenti per motivi economici sono già avvenuti e sono avvenuti nelle province di Torino e Asti. A questi lavoratori il nostro miglior modo di esprimere solidarietà è l’impegno concreto nel buon esito del referendum e nel nostro impegno nella definizione di programmi di governo che riportino centralità a lavoro e diritti.

L’Italia ha un forte bisogno di voltare pagina a aprtire da un forte investimento in cultura e formazione. Ilsettore dell’istruzione vede, alle solite carenze che vanno dall’edilizia scolastica agli organici, aggiungersi il caos ingenerato dalla revisione della spesa pubblica: istituti accorpati fino a mille o più alunni, tagli al personale e ai dirigenti, precari penalizzati.

Il successo dell’Italia e dell’Europa nel competere sullo scenario globale dipende dalle sue abilità e dalla sua capacità di innovazione e dal rapido passaggio a un’economia della conoscenza a basse emissioni. Per tutto questo è indispensabile una scuola competente e serie politche culturali. In questo senso ci appaiono lontanissime le dichiarazioni di Cota a fine estate, volte a definire il settore culturale come un semplice “eventificio” ed incapci di dare efficienza ad un settore e alle sue possibili ricadute occupazionali ed economiche.

Diritti per tutte e per tutti, sono un capitolo che riteniamo imprescindibile per la società che vogliamo. L’irrompere di questi temi al centro del dibattito politico, ne dimostrano l’attenzione e l’importanza. Per questo sosteniamo la raccolta di firme per la legge di iniziativa legge popolare che disciplina la le uniioni di fatto. Si tratta non solo di un’azione politica di sensibilizzazione in merito a questa materia, ma assume il ruolo di uno strumento di vera innovazione culturale nella direzione di legittimazione del matrimonio omosessuale.

L’emergenza finanziaria, piuttosto che la rincorsa nel dare risposte poulistiche hanno portato nell’arco di questi mesi a una ridefinizione delle geografie amministrative e di funzione con provevdimenti sia di carattere nazionale che regionale. Giustizia, gestione dei rifiuti e dei servizi idrici, Enti Locali, servizi sociali sono alcuni dei settori oggetto di attenzione non di una reale pianificazione, quanto di riforme avvenute per garantire la promessa di tagli di natura economica. La stessa ridefinizione delle circoscrizioni provinciali in discussione in questi giorni, sembra principalmente rispondere alla necessità di garantire spartizione di posizionamenti a ceti politici delle principali forze in vista di un sistema elettorale che trasformerà le Province in enti di secondo livello.

Sappiamo che occorre cambiare le cose e che non basta solo dichiararlo per questo coerentemente con quanto deliberato dall’Assemblea nazionale di SEL lo scorso 31 agosto ribadiamo la necessità di “costruire un’alleanza che competa realmente per il governo del paese che è lo strumento in questo momento più efficace per dare rappresentanza e forza a tante persone e soggetti sociali che non hanno voce né potere.”

Sel in Piemonte in occasione delle primarie e della formalizzazione delle candidature non dovrà solo tifare per Nichi Vendola, ma sostenerlo come uncandidato di uno schieramento ben più ampio del nostro partito che intende porsi al governo per il cambiamento del Paese, come prospettiva dell’alternativa.

I mesi che ci separano dalle elezioni politche, dovranno essere impiegati appieno sia nel rafforzare l’organizzazione che nella discussione politca. Ancora una volta l’impegno generoso di tutti i militanti sarà la nostra maggiore risorsa. Alle federazioni chiediamo insieme al Coordinamento regionale di monitorare e sollecitare le adesioni del 2012, di organizzare attivi degli iscritti, di pianificare attraverso gli strumenti di coordinamento attività ed iniziative per massimizzare le risorse.

In una fase così delicata è nostra convinzione il nostro maggiore contributo alla politica e alla dinamica delle alleanze sia l’affermare con forza la centralità del lavoro, del reddito, dei diritti delle persone, dell’equità sociale, come unica via attraverso la quale elaborare un progetto credibile per uscire dalla crisi e per disegnare il futuro.

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