Quello che è accaduto al largo della coste turche, in acque internazionali è inaccettabile.
Un esercito, quello israeliano, da una parte, navi (Freedom Flotilla) di pacifisti provenienti da una quarantina di nazionalità dall’altra. Esiste un senso della giustizia che trascende il diritto e che già solo nella descrizione dei soggetti è evidente.
Poi laviolenza, senza precedenti nei confronti di operatori di pace. Le vittime. Gli arresti.
L’indignazione e la condanna unanime da parte di tutto il mondo civile.
Il dubbio. Quello di un calcolo cinico della ragion di Stato e il bilancio costi/benefici nell’esposizione mediatica tra le vittime di ieri e quelle di un lungo e forse estenuante fronteggiarsi, al limite delle acque territoriali, tra il convoglio umanitario e l’esercito israeliano. Avrebbe potuto forse Israele permettere al convoglio di sbarcare? Avrebbe potuto permettersi giorni e giorni di stallo al limite delle acque territoriali, magari di fronte ai media di tutto il mondo?
Interrogativi, incerti come da sempre è il termine pace in quella parte del globo.