Nella vicenda della tragedia pugliese c’è qualcosa che potremmo evitare in queste ore di dolore: la retorica stucchevole, le semplificazioni e le facili generalizzazioni.
A pochissime ore dall’incidente l’informazione, e di conseguenza l’opinione pubblica, si sono facilmente allineate nell’individuare il responsabile della tragedia nel binario unico, accompagnata dal ritornello di quanto sia abbandonato il Mezzogiorno ed inefficiente il pubblico carente di finanziamento.
Poi con calma, e con molto meno clamore, emerge come il binario unico incida sulla ridotta capacità e non su una minore sicurezza. Scopriamo che il famigerato binario unico accumuna le linee del Nord come quelle del Sud. Ci accorgiamo che la linea in questione non è di pertinenza statale ma privata dagli anni ’30 e che aveva ottenuto recentemente fondi di natura europea per l’ammodernamento della rete e del materiale rotabile.
Resta il grande tema di come coniugare il diritto alla mobilità che oggi privilegia i grandi centri urbani con l’avvento dell’Alta Velocità a scapito delle aree periferiche. Le 14 linee tagliate, per fare un esempio, nel solo Piemonte negli anni della Giunta Cota, restano inattive ancora oggi. Ma questa è un’altra questione e non attiene alla tragedia che piangiamo oggi.
Le troppe semplificazioni e gli sguaiati commenti letti in queste ore sono inaccettabili e non rendono rispetto alle vittime, ai feriti e ai lori famigliari.