Secondo il Comitato Europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa “in alcuni casi, considerata l’urgenza delle procedure richieste, le donne che vogliono un aborto possono essere forzate ad andare in altre strutture (diverse da quelle pubbliche) in Italia o all’estero, o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno o il controllo delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall’accedere ai servizi di aborto a cui hanno invece diritto in base alla legge 194/78”.
Inoltre, le strutture sanitarie “non hanno ancora adottato le misure necessarie per rimediare alle carenze nel servizio causate dal personale che invoca il diritto all’obiezione di coscienza, o hanno adottato misure inadeguate”.
Questo tipo di situazioni può comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne interessate, senza rispettare il diritto alla protezione della salute.
Ho sottoscritto, insieme ad altri colleghi Pd, l’interpellanza urgente di Giuditta Pini per chiedere al Governo di poter garantire in tutte le strutture la piena applicazione della legge n. 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, specificamente riguardo la presenza adeguata di personale non obiettore, la lotta agli aborti clandestini, la reale accessibilità alla metodica farmacologica, il rafforzamento delle politiche di educazione alla contraccezione, l’accesso alla contraccezione sicura, l’ampliamento ed il miglioramento ed una comunicazione più efficace della rete dei consultori sul territorio nazionale.